Turismo d’urgenza: mete da visitare prima che sia troppo tardi

turismo d'urgenza

Il pianeta sta cambiando, si sta dissolvendo di fronte ai nostri occhi a causa del nostro modo di vivere terribilmente impattante e sfrenato. È così che è nato il “turismo d’urgenza”, rivolto ad una serie di luoghi da esplorare prima che sia troppo tardi! La lista è molto lunga e nel nostro articolo ne citeremo sette, alcuni davvero sorprendenti e che diamo per scontati.

Quando mi imbatto in questo argomento (come qui e qui), mi viene sempre in mente “Il Piccolo Principe”:

Cosa significa: «effimero»?
— I testi di geografia — disse il geografo — sono i libri più preziosi di tutti. È molto raro che una montagna cambi di posto. È molto raro che un oceano si prosciughi. Noi descriviamo fatti eterni.
— Ma anche i vulcani estinti possono risvegliarsi — lo interruppe il Piccolo Principe — cosa significa «effimero»?
— Che i vulcani siano spenti o attivi, per noi non fa differenza — spiegò il geografo. — Quella che conta per noi è la montagna, che non cambia.
— Ma cosa significa «effimero»? — ripeté il Piccolo Principe.
— Significa «che è minacciato di prossima sparizione».

Probabilmente quando Saint-Exupéry scrisse il suo capolavoro, “Il Piccolo Principe”, non immaginava che anche gli elementi naturali destinati a durare sarebbero divenuti “effimeri”.

Cosa possiamo fare in ambito turistico per viaggiare “ferendo” meno possibile il pianeta?

È importante proporre viaggi etici e sostenibili, sensibilizzando i viaggiatori, rendendoli responsabili e consapevoli. Un’altra buona pratica è promuovere la conservazione dell’ambiente e delle culture autoctone, abbattere gli sprechi, scegliere fornitori locali, promuovere la mobilità sostenibile. E ancora:

  • non danneggiare né l’ambiente naturale né la popolazione locale del luogo in cui si viaggia;
  • prediligere mezzi di trasporto ecologici una volta giunti a destinazione, piccoli ristoranti gestiti dai locals e souvenir artigianali.

Tornare indietro non è possibile, ma possiamo impegnarci per preservare il futuro. Nel frattempo però, alcune meraviglie del mondo stanno scomparendo e a breve potrebbero non esistere più. Quali sono dunque le destinazioni da scoprire prima che sia troppo tardi?

Maldive

Un arcipelago di 1192 isole che, a causa dell’innalzamento delle acque provocato dai cambiamenti climatici è destinato a scomparire entro il 2120. Entro un secolo le Maldive non avranno più le condizioni necessarie per ospitare vita umana, nonostante siano in atto molte pratiche volte alla conservazione, attuate anche dai resort, impegnati nella ricerca di soluzioni per la salvaguardia delle barriere coralline e la riabilitazione di alcune specie come le tartarughe marine. Ai viaggiatori si richiede di non inquinare le spiagge con rifiuti a non calpestare, toccare o rimuovere le strutture coralline durante lo snorkeling o le immersioni.

Petra – Giordania

Né gli assiri, né i re dei Medi e i Persiani, né ancora quelli di Macedonia sono stati in grado di renderli schiavi, e non hanno mai portato a termine con successo i loro tentativi.

Così scriveva Diodoro Siculo su questo popolo, 2800 anni, Patrimonio dell’Umanità dal 1985, le cui rocce calcaree dove è scolpita l’antica capitale Nabatea si stanno sbriciolando. Entro il 2100 le sue tombe e i suoi templi in pietra arenaria, a causa del turismo di massa e dei cambiamenti climatici, rischiano di sgretolarsi.

Taj Mahal – India

Stando ad un’ipotesi molto probabile, sarebbe destinato a chiudere al pubblico a causa dell’urbanizzazione sfrenata della zona e del turismo intensivo, responsabili di un inquinamento eccessivo che sta rendendo sempre più opache le candide facciate del mausoleo. I toni del marmo sono infatti legati al bianco che in India rappresenta il lutto, ma le pietre sono incastonate in un modo tale che durante il giorno cambiano colore, assumendo tonalità che virano dal rosa al beige.

Mar Morto

Celebre per la sua salinità grazie alla quale è possibile galleggiare, deve il suo nome alle condizioni inospitali per fauna e flora acquatica. Le sue acque contano 340 grammi di sale per ogni litro d’acqua, dieci volte più dell’acqua di mare, il che rende impossibile la maggior parte delle forme di vita fatta eccezione per alcuni microbi. Rischia di scomparire entro il 2150 a causa della siccità e della scarsità di acqua del fiume Giordano, l’unico a sfociare qui. La sua regressione attuale è di circa un metro ogni anno.

Timbuktu

Il deserto è vasto come il cielo, se vuoi essere libero come un uccello, allora vivi nel deserto, dove non ci sono frontiere e non c’è controllo.

Questa è la filosofia dei Tuareg, gli “uomini blu”, il popolo guerriero del deserto, avvolto dal mistero e dalle chèche, i lunghi turbanti che li proteggono da sole, vento e sabbia e che possono raggiungere anche i 10 metri. La leggenda narra che Timbuktu, nel Mali, venne fondata da una donna tuareg in cerca di acqua per i suoi dromedari, che fece fortuna intorno al pozzo. Da quel momento divenne tappa delle carovane del deserto.  La desertificazione minaccia di seppellire la città, a causa dell’avanzamento del deserto del Sahara. 

Madagascar

La quarta isola più grande al mondo, paradiso di biodiversità, l’unico luogo sulla terra dove si possono incontrare lemuri in libertà (se ne contano oltre 100 specie, dal microcebo che sta nel palmo di una mano all’ Indri, famoso per i suoi richiami). La sua scomparsa è legata al bracconaggio, agli incendi e alla deforestazione. Se queste pratiche non saranno fermate, si prevede possa scomparire nell’arco di 35 anni.

Galapagos

Un microcosmo di biodiversità in mezzo al Pacifico che ammaliò Charles Darwin, quando vi approdò l’8 Ottobre 1935. Tredici isole vulcaniche e numerose specie endemiche, come le Sule piedi azzurri, tartarughe, pinguini, solo per citarne alcune ed alcune iguane di terra e di mare. Curiosità: queste ultime hanno la capacità di ingrandire e rimpicciolire il proprio corpo tramite il riassorbimento del tessuto osseo, fenomeno legato al El Niño. Negli anni in cui si abbatte sulle Galapagos, l’acqua dell’oceano può surriscaldarsi e dunque la quantità di alghe di cui l’Iguana marina si nutre diminuire. È necessario in questo caso ridurre il proprio fabbisogno energetico e di conseguenza le proprie di dimensioni.

Questo universo meraviglioso è messo a repentaglio dall’inquinamento sia terrestre che marino, dall’aumento della temperatura dell’acqua e dalla pesca illegale.


Siete pronti a viaggiare dando il vostro contributo per scoprire il mondo riducendo al minimo il vostro impatto?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *