É passato qualche anno dalla nostra fuga in Oman, ma il suo mix di cultura, storia, paesaggi fantastici incastonati tra l’azzurro del mare e l’arancio del deserto sono qualcosa che difficilmente si scorda. Spesso mi avete posto delle domande su una destinazione super sicura, ma molto particolare ed in questo articolo risponderò ai vostri quesiti più frequenti!
Dove si trova esattamente l’Oman?!
L’Oman si trova nel sud della penisola araba ed é il terzo paese per estensione dopo Arabia Saudita e Yemen. É un luogo magico se si pensa che per l’80% la sua superficie é coperta da deserti e quindi quasi totalmente disabitato!
Sì può fare mare in Oman e scoprire la sua cultura?
Certo! Il sultanato dell’Oman è diviso in 4 governatorati: Muscat, con la capitale. Musadam, sullo stretto di Hormuz. Dohfar a sud, noto per le sue spiagge bianche, il deserto ed i suoi “Wadi”. Buraimi nell’interno del paese con i suoi castelli. Abbiamo scelto Salalah come campo base, la capitale del Governatorato del Dhofar, centro del commercio di incenso fino al XIII secolo. Salalah si affaccia sull’Oceano Indiano, incastonata tra le montagne ed offre l’opportunità di rilassarsi al sole sotto alle palme e di esplorare i suoi dintorni dove scoprire cultura, vastità, mistero!
Cosa si mangia in Oman?!
La cucina omanita offre piatti a base di carne, soprattutto pollo e agnello, riso, pesce e verdure. Alcune portate tipiche sono il meshkak, ossia il kebab; il majboos, riso speziato con pollo, l’halwa un dolce preparato con semola, zucchero, miele, datteri e acqua di rose, aromatizzato con mandorle e cardamomo, poi bollito a fuoco lento. Tutte portate che abbiamo avuto la fortuna di assaggiare durante la nostra esperienza e che abbiamo anche provato a replicare a casa (con risultati mediocri!!)
Qualche consiglio per rispettare la cultura omanita?
Scegliere un abbigliamento consono, che copra ginocchia e gambe (vale sia per gli uomini che per le donne) anche se non si entra in una moschea. Accettare sempre ciò che viene offerto durante un pasto.
Contrattare nei mercati per ottenere il rispetto, anche se non è così facile come sembra!
L’emozione più grande che hai provato durante il viaggio?
“Entrare” nel Rub’ Al-Khali, il “Quarto Vuoto” così chiamato perché, secondo la leggenda, quando Allah divise la terra in quattro parti, fece il cielo, la terra, il mare ma non riempì il quarto spazio.
Ancora ricordo il mix di stupore, meraviglia, sussulto ed emozione nello scendere dalla 4X4 e trovarmi avvolta da un manto dorato e cangiante, qualcosa fatto di onde vive e vibranti, mutevoli e silenziose che plasmano il paesaggio in un istante, come sotto l’effetto di un incantesimo. Ricordo la sabbia morbida e calda sotto ai miei piedi, ricordo che camminavo lentamente, con passi leggeri, come per il timore di destare quell’affascinante elemento dal suo ipnotico sonno e ricordo il senso di pace che pervadeva quel luogo immenso, del quale mi sentivo un microscopico granello.
Natura ed animali in Oman?
La natura mostra il suo lato rigoglioso nei Wadi, canyon scavati nella roccia dal corso dei fiumi. Quelli più belli si trovano proprio nel sud del paese! Poco distante da Salalah si raggiunge Wadi Darbat, ricco di sorgenti, cascate scenografiche e soprattutto popolato da un gran numero di dromedari, l’animale simbolo dell’Oman!
L’incenso dell’Oman è davvero così pregiato?!
Decisamente si! Abbiamo avuto modo di visitare una piantagione dove si coltiva la Boswellia sacra, l’albero dal quale si ottiene il Franchincenso, parola formata da “franco” e “incenso” per indicare la sua purezza, come ci ha spiegato la guida, incenso “franco”, ” vero”. La raccolta della resina cristallizzata inizia ogni anno ad aprile, quando l’incremento delle temperature favorisce il flusso di linfa. Sì praticano piccole incisioni laterali nella corteccia dalle quali la linfa bianca gocciola lungo il tronco e viene lasciata a solidificare.
La guida ci ha spiegato anche che non tutte le resine hanno lo stesso pregio: il valore è dato dal colore, dalla dimensione e dalla concentrazione di olio essenziale. L’incenso più pregiato è l’ hojari.
Ma l’incenso viene usato solo per la fumigazione?
Assolutamente no! Viene impiegato in molti campi, dalla medicina, all’estetica , per fare profumi ed anche nel settore alimentare! Ha forti proprietà antisettiche e antibatteriche, si usa come collutorio (sciogliendo l’olio in acqua) o come una sorta di chewing-gum che gli abitanti masticano!
Quali souvenir posso portare agli amici?
I datteri! Un prodotto alla base della tradizione culinaria e culturale! Un concentrato di vitamine, potassio e magnesio del quale esistono più di 250 tipologie, ognuna con delle caratteristiche particolari. Quelli più buoni si coltivano a Nizwa.
Oppure una Kefiah! Il copricapo omanita detto anche mussar, una Dishdasha, la tunica lunga indossata dagli uomini, bianca per le occasioni formali, che ha una nappa sul collo ( sempre la guida ci ha detto che serve per essere impregnata di profumo!). Profumi o cosmetici a base di incenso per le donne!
Come si vestono le donne omanite? È vero che sono “costrette” a coprirsi per motivi religiosi?
L’abbigliamento è caratterizzato da un’Abaya, una tunica scura e sottile dal collo alle caviglie, che si indossa per uscire assieme all’hijao, il velo che copre la testa. Nessuna donna in Oman è obbligata a vestirsi così per motivi religiosi, indossare la tunica o l’atto di coprirsi anno atteggiamenti dettato dalla cultura e di una scelta personale.
Che effetto fa entrare in una moschea?
Abbiamo visitato la Moschea del Sultano Qaboos a Salalah, ispirata all’architettura islamica tradizionale con elementi moderni. Ci si tolgono le scarpe, si cinge la testa con un velo e si attraversa prima il porticato e poi la grande sala interna circondati da numerosi volumi preziosi.
Sì è pervasi da un senso di raccoglimento e dedizione nella sala di preghiera che può ospitare fino a 2.500 persone. La cupola della moschea è l’elemento di maggiore impatto visivo: con le sue 14.000 tonnellate di marmo è la più grande del mondo.
L’Oman mi ha insegnato che il mondo è vasto e meraviglioso, che ogni cultura è unica e degna di essere conosciuta, interpretata, compresa. Sicuramente sarebbe bello tornare per scoprire tutto quello che ancora non abbiamo avuto modo di conoscere